CELLULE PARROCCHIALI DI EVANGELIZZAZIONE
ANNO PASTORALE 2005/2006
CELLULA n. 347: IN PREGHIERA CON MARIA MADRE
DI GESU' (da Jean Lafrance)
4. LA PROVA DELLA FEDE
Quando guardiamo un po' più da vicino, la
nostra vita di relazione con Dio, siamo costretti
a riconoscere che non tutto va bene come
lo vorremmo. Basta, per esempio, contemplare
il " fiat " di Maria all' Annunciazione
o la preghiera del Magnificat per riconoscere
umilmente che non siamo affatto a questo
punto: vorremmo acconsentire alla volontà
di Dio, ma ne siamo incapaci. Gli esperti
di vita spirituale dicono: "E' a nostra
portata di capire e desiderare quel consenso,
ma non è a nostra portata realizzarlo! ".
Un amico ini dice spesso sorridendo: quel
consenso " non è nella mia tasca ".
Esiste una reale difficoltà: la tentazione
di ripiegarci di fronte ai problemi e alle
complicazioni della vita. Non è la prima
volta che incontriamo l'argomento, ne abbiamo
già parlato alla fine del capitolo precedente.
Noi ragioniamo così: " lo non sono capace
di dare il mio consenso a Dio perche manco
di volontà e di generosità, perche sono stanco
e depresso, perche ho difficoltà dall'ambiente
e dalle circostanze della mia vita ".
E' importante, prima di tutto, non negare
l'esistenza di questi problemi, perche esistono
realmente; ma non bisogna lasciarsi intrappolare
da loro, perche nascondono una difficoltà
profonda che costituisce anche un pericolo
che non ha origine soltanto dalle complicazioni
e dalle pene della vita. E' il pericolo che
inizialmente è esistito per gli angeli e
i nostri progenitori che non conoscevano
le nostre miserie. E' esistito anche per
la Vergine, nella prova dell'Annunciazione,
perche Maria era libera e poteva rifiutare
la proposta di Dio. E' stata certamente la
grande prova della sua vita che l'ha confermata
in grazia. Agli uni e agli altri Dio ha proposto
qualcosa di molto semplice: " Vedete,
io pongo oggi davanti a voi una benedizione
e una maledizione: la benedizione, se obbedite
ai comandi del Signore vostro Dio, che oggi
vi do; la maledizione, se non obbedite ai
comandi del Signore vostro Dio " (Dt
II, 26-27). E' come se Dio dicesse: "
O seguitela vostra idea, o seguite la mia.
Se seguirete la mia riceverete la beatitudine,
per la fede e la speranza ". Sono le
due vie del salmo I; la via del giusto e
quella dell'empio. Abbiamo detto che la fede
di Maria è " una preferenza permanentemente
data al pensiero di Dio ". E' ad un
livello profondo che bisogna scoprire la
radice cattiva di tutti i problemi della
nostra vita. Per superare la prova basta
essere e rimanere umili.
Ritroviamo, così, il rapporto tra fiducia
e timiltà. Per fidarsi di Dio bisogna essere
umili, cioè non guardare noi stessi, ma soltanto
Dio e ciò ch'egli vuoI fare di noi. La difficoltà
della fede è la stessa dell'umiltà: si tratta
sempre di. dare la nostra preferenza a Dio
e al suo pensiero piuttosto che al nostro.
Per questo, nel Vangelo Gesù beatifica gli
umili e i piccoli, perche essi soltanto sono
capaci di avere fiducia in maniera assoluta
non avendo soluzioni alternative. Coloro
che preferiscono il proprio giudizio a quello
di Dio, rischiano di ostinarsi e di diventare
incapaci di fiducia.
I profeti esprimono chiaramente le due vie
rappresentate dai due tipi di uomini: "
Maledetto l'uomo che confida nell''uomo,
che pone nella carne n suo sostegno e dal
Signore allontana il suo cuore... Benedetto
l'uomo che confida nel Signore e il Signore
è sua fiducia " (Ger 17, 5-7). L 'unico
e vero problema della vita è di sapere se
vogliamo fidarci di Dio oppure se vogliamo
appoggiarci a noi stessi o agli altri: fiducia
in Dio o fiducia nell'uomo. L'unico atteggiamento
dell'uomo che strappa al Cristo esclamazioni
di gioia è la fede. Spesso egli afferma di
non aver trovato in Israele una tale fede
(Lc 7, 9). Per il Cristo la linea di divisione
tra il peccatore e n non peccatore è quella
tra il credente e l'in- credulo.
Tutti 1 pensatori spirituali sono concordi
nell'affermare che la fede è la grande prova
della vita, diremmo, l'unico combattimento
che ci deve dare la vittoria, che è la vittoria
della fede. Padre Libermann, che fu uno dei
più grandi " diretto- ri " spirituali
del XIX secolo prima di fondare la Congregazio-
ne dei Padri dello Spirito Santo, diceva
spesso: " Una delle cose che paralizzano
di più le anime e impediscono n loro avanzamento
è la mancanza di fiducia in Dio. ~ un punto
in cui il" direttore. dovrà dare battaglia
più energicamente possibile. Molti uomini
sembra che manchino di generosità, ma, di
fatto, mancano soprattUtto di fiducia; la
generosità che manca loro è quella che consiste
nel dare fiducia ".
Si fa leva sulla generosità che ha la sua
base in noi e non poggia su Dio; si pretende
di fare molto per Dio, soprattutto d'essere
generosi, e non si capisce che la prima generosità
è quella di dare fiducia a Dio. In altri
termini diciamo -e lo vedremo meglio alla
fine di: questo capitolo -che la supplica
è n ponte che ci permette di fare il salto
nell'impossibile. Ecco perche bisogna spesso
ritornare al " dono della fidu- cia
"; siamo sempre tentati di offrire altre
cose a Dio.
Ciò che interessa Dio e Cristo non è il bronzo
della nostra generosità - la moneta falsa
- ma l'oro della fiducia. Pietro lo dice
nella prima epistola: agli occhi di Dio "
il valore della vostra fede, molto più preziosa
dell'oro, che, pur destinato a perire, tuttavia
si prova col fuoco " (1 Pt I, 7). L
'oggetto della nostra fede, dice Pietro,
è Cristo. che noi amiamo pur non avendolo
visto. Quando facciamo orazione bisogna spesso
ritornare a questa parola di Pietro: "
Voi 1o amate, pur senza averlo visto; e ora
senza vederlo credete in lui. Perciò esultate
di gioia indicibile e gloriosa, mentre conseguite
la meta della vostra fede, cioè la salvezza
delle anime " (1 Pt I. 8-9).
La fede è l'atteggiamento che Gesù chiede
a quelli che già hanno dato la loro adesione
a lui. Per questo rimprovera gli apostoli
e specialmente Pietro di essere " uomo
di poca fede " (M t 14, 31). Dio può
darci tutto il resto: l'amore. la generosità,
la virtù ed anche la fede; ma questa ha il
privilegio che mentre Dio ce la concede.
in noi si crea la possibilità di dargli fiducia.
Quando crediamo in lui gli apriamo un credito
i1limitato, gli firmiamo un assegno in bianco.
Per questo 11 padre Libermann insiste nel
dire che il " direttore " spirituale
deve mettere a fuoco il primo combattimento
che è quello della fede e non lasciarsi ingannare
da altri combattimenti che il suo "
diretto " gli pone davanti.
Finche questi non ha dato a Dio la dose sufficiente
di fiducia, non si può lasciargli porre altri
problemi, bisogna ricondurlo da altri campi
alla battaglia della fede e della fiducia.
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